Expo 2015: il padiglione svizzero è una grande metafora | eatparade
Molte strutture di Expo sono diventate un must, come ad esempio l’ologramma degli Emirati o le installazioni tecnologiche del Giappone. Tra i grandi classici, degno di nota è il Padiglione della Svizzera che ha ragionato sui contenuti. Al suo interno quattro torri che ospitano scatole piene di acqua, sale, mele e caffè, ma solo fino a che i visitatori non avranno portato via tutto, visto che possono prendere ciò che vogliono e nelle quantità desiderate. Queste torri, che rappresentano i quattro alimenti tipici del paese, sono come una enorme dispensa non più alimentata man mano che si svuota.
Lo slogan su cui si articola il Padiglione è: “Ce n’è per tutti?”, una domanda che fa riflettere sulle risorse disponibili del pianeta. La struttura del Padiglione si modifica via via che le torri si svuotano dato che le piattaforme su cui poggiano si abbassano progressivamente. Nelle ultime settimane di ogni torre è rimasto soltanto un livello quindi è difficile prevedere che rimanga qualcosa entro la fine dell’esposizione universale fissata per il 31 ottobre.
Il concept invita il pubblico a riflettere sui propri comportamenti di consumo. Essi accedono alle torri tramite ascensori e una volta arrivati in cima possono attingere liberamente agli alimenti. Ma le risorse del Padiglione, e metaforicamente di tutto il Pianeta, sono limitate quindi superare il limite significa privare gli altri visitatori delle medesime possibilità.
Il padiglione svizzero, dunque, propone un autentico spunto di riflessione e sposa perfettamente con il tema dell’Esposizione Universale “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”. Non sarà bello esteticamente ma l’idea che ne sta alla base, e cioè di non sprecare e di pensare anche alle generazioni future, lo rende tra i Padiglioni più interessanti di Expo 2015.
Gran parte del materiale utilizzato nel Padiglione svizzero potrà essere recuperato alla fine dell’evento. Al termine della manifestazione fieristica, infatti, le torri saranno riutilizzate nelle città svizzere come serre urbane.
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