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Dopo Halloween i morti risorgono | eatparade

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La festa più spaventosa del mondo viene seguita in Italia dalla visita al cimitero per i parenti e amici defunti. Di solito questi giorni sono accompagnati da abiti neri per ricordare il lutto e le zucche lasciano il posto ai crisantemi.
Ma non in tutte le parti del mondo è così, Halloween può trasformarsi in un esorcismo di cortei e colori tutt’altro che macabri. Questo è ciò che avviene in Messico.

La commemorazione dei defunti può diventare un momento di rinascita e sulle tombe dei defunti non si portano solo fiori, ma anche dolci, frutta e addirittura bottiglie di tequila. In memoria di chi ormai è scomparso, si allestiscono concerti e il 2 Novembre sono proprio i morti che sovrastano i vivi.

Scheletri che si vestono di rosa shocking, trucchi teatrali che ricordano il Dìa de los Muertos, rimembrando tradizioni antiche quanto quelle degli Aztechi, che osservavano l’ordine cosmico nell’alternarsi di vita e morte.
L’1 e il 2 Novembre secondo la tradizione popolare, i morti ritornano in vita per incontrare nuovamente i propri cari, per gustare qualche cibo tipico, liquori e per fare letteralmente baldoria. Per questo l’accoglienza dei vivi deve essere calorosa e non lugubre. Da ciò l’allestimento di “altari” privati molto informali chiamati
ofrendas.
Alle volte il cibo viene lasciato proprio fuori la porta di casa, in modo che i morti possano rifocillarsi.
È usanza in questa occasione sostare nei cimiteri e organizzare delle veglie e dei picnic.

>>> Halloween party! Il 31 ottobre si avvicina <<<

Uno dei dolcetti tipici è il cranio di zucchero colorato, questi teschi sono conosciuti come calaveras e spesso sono personalizzati con il nome della persona “prescelta”. Una vera prelibatezza è il pan de muertos, una pagnotta dolce impastata con l’uovo, ricoperta da due strisce di glassa.
Dal 2003 il
Dìa de los Muertos è considerato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, che la descrive come “una delle espressioni culturali più antiche e di maggior rilevanza tra i gruppi indigeni del paese”.










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