Inquinamento da fuochi d’artificio. | eatparade
Tanti sono i pericoli ed i danni causati dai fuochi d’artificio. Oltre a lasciare liste di feriti, vi è il disagio provocato agli animali (alcuni muoiono d’infarto per lo spavento), e un problema spesso sottovalutato: l’inquinamento atmosferico.
I bellissimi fuochi pirotecnici con il loro fumo rilasciano nell’aria un’enorme quantità di polveri sottili costituite da metalli pericolosi per la nostra salute come il rame, l’alluminio, il titanio, il ferro usati come propellenti e coloranti, ognuno dei quali infatti dona uno specifico colore al gioco di luce. Inoltre, sono azionati da polvere nera da sparo costituita da un ossidante (nitrato di potassio), un combustibile (carbone) ed un acceleratore (zolfo), che portano alla formazione di anidride carbonica (CO2). Questi veleni, respirabili dall’uomo, rimangono nell’aria per diversi giorni. Gli effetti negativi sull’ambiente sono molti, ma anche sulla fauna selvatica, che viene letteralmente terrorizzata dai rumori. Il danno ambientale condiziona la salute dei più deboli: bambini, anziani e tutti coloro che soffrono di problemi respiratori.
Dato che ai fuochi d’artificio esistono validissime alternative, viene spontaneo chiedersi se non sarebbe meglio rinunciarvi, non solo per motivi di sicurezza, ma soprattutto per ragioni legate alla salute nostra e dell’ambiente. Il danno provocato dalle sostanze rilasciate nell’aria dai fuochi d’artificio è infatti pari, se non addirittura superiore, a quello provocato dai roghi tossici e dai gas di scarico delle auto. Ovviamente non è possibile riciclare i fuochi e anche lo smaltimento comporta dispersioni tossiche nelle acque e nei suoli. Alcuni Comuni italiani hanno deciso di vietarne l’utilizzo proprio per evitare l’immissione di polveri sottili nell’aria e l’aggravamento di una situazione ambientale già precaria.
Tuttavia, presto i fuochi d’artificio potrebbero diventare ecologici, non appena i ricercatori finiranno di rivedere la chimica che ne è alla base, apportando i dovuti cambiamenti.
Anche da queste cose parte la “Green economy”.