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Dal latte vaccino al latte artificiale. | eatparade

Fin dall’ antichità si ricorreva al latte vaccino per alimentare i neonati che non potevano ricevere il latte materno.
È con Louis Pasteur e le sue tecniche di sterilizzazione, che alla fine del 1800 si iniziò a praticare la pastorizzazione del latte. Egli aveva sperimentato il suo metodo su vino, aceto e birra, quando nel 1854 presso l’ Università di Lilla, compì studi sulle fermentazioni alcolica e lattica, dimostrando che si trattava di fenomeni biologici, dovuti alla crescita di microrganismi.
Le ricerche sulla fermentazione lo portarono a scoprire che l’ alterazione della qualità delle bevande alcoliche e del latte è dovuta alla contaminazione da microrganismi, che può essere prevenuta attraverso un processo di sterilizzazione a 55 gradi, definito da allora in poi pastorizzazione, derivante proprio dal nome del chimico e biologo francese.
Questi studi, perchè il batterio più temibile che tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo si cercava di eliminare ovunque, anche dal latte, era il Mycobacterium turbercolosis. Ebbene si, la turbercolosi si diffondeva anche tramite il latte, essendo il latte un alimento molto nutriente, vi erano le condizioni perfette per far proliferare una moltitudine di batteri.
Fu il chimico tedesco Franz von Soxhlet a creare i primi pastorizzatori domestici, ma non vennero utilizzato fino al primo decennio del 900 a causa della scarsa fiducia nelle nuove tecniche. La Danimarca fu la prima, nel 1904, ad imporre la pastorizzazione per legge, ma dovettero passare vari decenni perchè venisse resa obbligatoria in tutta Europa. Difatti, solo nei decenni successivi, visti i benefici evidenziatisi sulla salute pubblica ed i vantaggi che i tempi di conservazione aumentati garantivano, fu adottata in diversi paesi occidentali.
Sul finire del XIX secolo iniziarono gli studi per creare alimenti sostitutivi al latte materno. Il primo esperimento venne fatto da Justus von Liebig nel 1865 con l’ ideazione di una pappa a base di malto.

Pochi anni dopo, nel 1867, un industriale svizzero, Henri Nestlè, inventò la prima farina lattea da cui ebbero poi origine tutte le tipologie di latte in polvere successive.
Attualmente, le tipologie di latte artificiale in uso sono: il latte adattato, il latte di proseguimento, il latte di soia ed io latte H. A. . Il latte adattato, o di tipo 1, è quello con la composizione più simile al latte materno; il latte di proseguimento, o di tipo 2, è più ricco di vitamine, minerali, proteine ed acidi grassi, necessari ad un bambino dai cinque mesi all’ inizio dello svezzamento; il latte di soia viene usato in caso di intolleranza al latte vaccino, dove le proteine contenute sono quelle della soia ed i grassi sono costituiti da oli vegetali; il latte H. A. È quello ipoallergenico, le proteine del latte vaccino vengono frammentate del tutto diventando così altamente digeribili.










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