La cucina degli altri | eatparade
Il modo in cui mangiamo ci definisce, ci fa essere quel che siamo. In cucina una società rivela il suo vero volto. Tuttavia, il mutamento planetario che va sotto il nome di “globalizzazione” non può non toccare anche la cucina rimettendo in discussione gerarchie e identità acquisite. Sono sempre più numerose le campagne pubblicitarie che offrono alimenti precotti e surgelati a un pubblico sempre più misto, dal punto di vista della collocazione sociale, etnica e culturale. L’intreccio di culture delle società moderne si riflette a tavola, dove l’esotico e l’etnico sempre più si mescolano ogni giorno ai piatti della tradizione.
Quando assaggiamo il cibo degli altri, quando ci ispiriamo a modi di mangiare di altre culture, attribuiamo spesso alle nostre scelte alternative una carica antitradizionale, vi ricorriamo come antidoti contro le nostre abitudini. Succede per esempio che, in anni di scoperta delle altre culture, insieme alla moda abbia fatto ingresso sulle nostre tavole la cucina etnica, dagli economici cuscus ai raffinati sushi e sashimi. Questa nuova tendenza somiglia più ad una moda che ad una vera passione alimentare. Infatti, quello che importa non è tanto la genuinità degli ingredienti, quanto la perfetta riproduzione delle modalità di assunzione del cibo “altrui”. Noi, che siamo stati abituati a quella gerarchia di forchette e coltelli, dall’antipasto al dessert, finalmente ci siamo trovati di fronte a un piatto unico, a un’esplosione di sapori tutti contemporanei, spesso da assaggiare addirittura con le dita. Un gesto questo, che per la prima volta ha garantito con il cibo un rapporto diretto. Altra storia, invece, il caso del sushi, la cui fortuna è fatta più di moda che di antagonismo alimentare. “Una scorciatoia esotica per adeguarsi all’imperativo conformistico della naturalità e della magrezza”.