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Il progresso delle donne del mondo 2015/2016

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Nonostante la nostra è un’epoca in cui la consapevolezza dei diritti umani ha raggiunto i livelli più alti, anche per la concreta opera che svolge l’ONU fin dalla sua nascita il 24 ottobre 1945, ancora oggi, le donne sono vittime di violazioni anche gravi dei loro diritti. Esistono, infatti, ancora paesi in cui la legge prevede divieti o obblighi specifici per le donne.

Ad esempio, in Iran, le donne non possono essere magistrati o ingegneri e possono essere arrestate dalla polizia religiosa se non portano il velo. In Arabia le donne non possono guidare l’auto o andare in bicicletta, e possono essere arrestate per abbigliamento considerato non adeguato.

Nei paesi occidentali, invece, ritroviamo una discriminazione nel mondo del lavoro e nell’attività politica, discriminazione ben nota per la scarsa percentuale di donne che raggiungono i vertici aziendali o che ricoprono incarichi politici. La piena partecipazione delle donne alla vita civile e politica nel nostro paese è storia relativamente recente.

Nel 1979 l’ONU ha emanato proprio la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna.

Il problema più drammatico resta il lavoro, infatti, nonostante il nuovo diritto di famiglia abbia messo fine ad un’assurda discriminazione tra i due sessi, esistono ancora dei pregiudizi nei confronti della donna nel mondo del lavoro, ma anche nella sfera familiare e sociale. Purtroppo nel nostro paese vi è una mentalità conservatrice.

Un’economia che lavora per le donne può essere raggiunta, trasformando il lavoro per i diritti delle donne, grazie ai governi che attraverso la combinazione di politiche economiche e sociali, possono generare dignitosi posti di lavoro per le donne; rendendo la politica sociale funzionale per le donne, attraverso servizi sociali ben progettati (sanità, servizi di assistenza, servizi idrici e servizi igienico-sanitari ) e misure di protezione sociale (assegni familiari e pensioni) in quanto possono migliorare la sicurezza del reddito delle donne; andando verso un contesto macroeconomico propizio, attraverso la creazione di economie dinamiche e stabili, creando lavoro dignitoso.

Per un cambiamento radicale, bisogna lavorare insieme, poiché, i governi pur essendo i principali responsabili per l’esecuzione dei diritti economici e sociali delle donne, non possono farlo da soli. I donatori internazionali, la società civile e il settore privato devono fare la loro parte.










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