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L’Oms avverte: mangiare 10 chili di carne al giorno potrebbe fare male

carnerossa

Ormai sui social proliferano post di panico, alternati da prese in giro sull’allarme dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardante le carni rosse e lavorate. Da entrambi i lati si esprimono gli estremi: chi risolleva in alto la bandiera vegetariana e vegana, chi entra nella spirale di visite mediche, chi cancella dalla lista telefonica i macellai, chi intasa Instagram con foto di panini e braci piene di carni.

Occorre innanzitutto chiedersi cosa significa cancerogeno perché il termine sta subendo un utilizzo troppo abusato. Le sostanze cancerogene non sono la causa diretta del cancro, ma possono aumentare il rischio di contrarlo. Evitare completamente l’alimento imputato di colpevolezza non implica una protezione totale dal tumore.
Inoltre bisogna dividere le carni in categorie:

  • Classe 1. Carni trasformate cancerogene come salsicce e insaccati.
  • Classe 2A. Carni rosse probabili cancerogeni.
  • Classe 2B. Possibili cancerogeni.

Le carni trasformate sono quelle che subiscono processi di salatura, affumicatura, fermentazione, oppure vengono insaporite con additivi. Un esempio lampante sono i fruste, ma anche gli hamburger e le salsicce rientrano in questa categoria.

Leggi anche: La dieta mediterranea nel primo anno di vita

L’obiettivo dell’OMS è quello di stilare una lista con tutti gli agenti tossici o con forte probabilità di tossicità. Per questo l’allarmismo è precoce, in quanto l’indagine verte non solo sulla qualità degli alimenti, ma sulla loro quotidiana assunzione proporzionale. Mantenersi sui 50 grammi di carne al giorno (non sempre rossa), consente uno stile di vita sano, eliminare del tutto un alimento non è una tutela contro la malattia.










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