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La Plastica

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Ognuno di noi utilizza i contenitori in plastica per conservare i cibi. Però molti non sanno che, sotto ognuno di questi, c’è un numero corrispondente alla materia plastica di cui è costituito: se, ad esempio, si legge un 3 significa che quel contenitore è stato fatto con PVC (cloruro di polivinile), cioè un tipo di plastica con effetti tossici sull’organismo perché contenente DEHA, sostanza che si accumula  tramite i grassi come ad esempio nel confezionamento della carne.

Il trasferimento di sostanze chimiche dalla confezione di plastica riciclata all’alimento è un aspetto di grande importanza per la salute dei consumatori e su di esso va posta particolare attenzione per garantire un elevato livello di sicurezza lungo tutta la catena della distribuzione alimentare.

L’EFSA si è posta l’obiettivo è di individuare le tecnologie più sicure per riutilizzare questa materia plastica largamente impiegata come imballaggio, come contenitore e comunque a stretto contatto con cibi e bevande. Gli aspetti più rilevanti per la sicurezza dei consumatori sono: la decontaminazione del materiale al fine di abbattere i livelli dei residui chimici e la qualità della plastica da avviare al riciclo.

La plastica può subire la contaminazione da parte di sostanze chimiche tali da renderla non adatta per il contatto con gli alimenti: proprio per questo motivo è importante che il processo di riciclo preveda una buona igienizzazione e decontaminazione.

Ecco perché la plastica avviata al riciclo può essere usata solo se i livelli di potenziale migrazione di qualsiasi residuo chimico non rappresentano rischi per la salute umana. Le valutazioni EFSA riguardano la sicurezza del processo meccanico di riciclo delle materie plastiche: la qualità del materiale di partenza, come la plastica viene raccolta, ridotta a piccoli pezzi e decontaminata prima di essere processata in nuovi materiali e quale impiego essi avranno nella catena alimentare.

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